Due chiacchere
sulla sostenibilità
Conosciamoci
Mi presento: mi chiamo Giampietro Pedrazzini, mi sono laureato al Politecnico di Milano in Ingegneria Chimica, sono l’attuale CEO di Mazzucchelli 1849 SpA, società del gruppo Orsi Mazzucchelli, carica che ricopro dall’anno 2011, quindi un’esperienza di circa 11 anni. Precedentemente, ho gestito in qualità di CEO la società TP Reflex, di cui oggi sono rimasto Presidente Esecutivo, e che fa anch’essa parte del gruppo Orsi Mazzucchelli.
Ci può descrivere di che cosa si occupa
la sua azienda?
Mazzucchelli 1849, con sede a Castiglione Olona in provincia di Varese, è un’azienda storica nel panorama delle società italiane, essendo stata fondata nel 1849, prima del Regno d’Italia!
Nata con la lavorazione del corno, il primo dei materiali macromolecolari naturali, per la realizzazione di pettini e bottoni, è stata poi via via tra i protagonisti dello sviluppo industriale italiano nel settore delle materie plastiche, con la realizzazione del primo impianto di polimerizzazione in Italia, e successivamente di numerose iniziative industriali e imprenditoriali, sempre all’avanguardia nei propri tempi, attraversando più di 170 anni di storia del nostro paese.
Oggi Mazzucchelli 1849 è leader mondiale nella disegnazione, produzione e commercializzazione di lastre di acetato di cellulosa ad alto contenuto estetico destinate al settore dell’occhialeria, settore in cui l’Italia eccelle nel mondo, con presenze produttive in Italia e nel Far East Asiatico, senza mai rinunciare ad esprimere e rappresentare tramite i propri prodotti l’eccellenza del gusto estetico italiano.
Plastica…un argomento in parte scomodo oggi…
Certamente, oggi la cosiddetta “plastica” è oggetto di grande attenzione; è un materiale che ci ha cambiato la vita, sicuramente in meglio, ma che se non correttamente gestito nel suo ciclo di vita può causare grandi problemi all’ambiente in cui viviamo.
Il tema è certamente molto complesso da dibattere, soprattutto in una breve chiacchierata come questa. Come tutte le cose, anche la plastica può essere utilizzata e gestita bene o male, con consapevolezza o con scarso senso civico; molto dipende come sempre da noi, da come attiviamo comportamenti consapevoli e responsabili. Ci sono poi problemi oggettivi, che vanno affrontati.
Tuttavia, ora devo fare un distinguo: l’acetato di cellulosa che Mazzucchelli utilizza e lavora, è sì un materiale macromolecolare, ma non propriamente una “plastica”, perlomeno non nell’accezione che viene recentemente data a questo termine. Infatti, la fonte primaria è quella della polpa di legno o del fiocco di cotone, materiali naturali per eccellenza, fonti rinnovabili, che ne determinano un elevato livello di sostenibilità ambientale.
Nel settore dell’occhialeria, nostro naturale sbocco commerciale, si distingue tra l’occhiale in “plastica” e l’occhiale in acetato…
Parliamo di sostenibilità…un termine oggi molto di moda e forse in parte anche un po’ abusato….
Qui dobbiamo essere molto seri, altrimenti si rischia di cadere nel così detto “green washing”, e cioè di trasformare una esigenza vera in una moda. L’esigenza vera è quella di dare una risposta ai problemi delle risorse disponibili non infinite, dell’inquinamento del pianeta e alla sostenibilità dello sviluppo, quali elementi necessari per la nostra sopravvivenza a lungo termine; la moda è quella di parlarne solamente.
Parliamo di sostenibilità in Mazzucchelli
Come dicevo, Mazzucchelli parte da un materiale già molto sostenibile, in quanto ricavato da fonti naturali. Tuttavia questo non basta, non è sufficiente. Come tutte le lavorazioni industriali anche la nostra fa uso di risorse (acqua, energia), anche la nostra utilizza prodotti ausiliari che entrano nella lavorazione e che provengono da una chimica di sintesi da fonti fossili (plastificanti, coloranti), anche la nostra produce scarti, che in parte finiscono in discarica controllata.
Il prodotto finito dei nostri clienti, l’occhiale, a sua volta genera scarti di lavorazione che, insieme poi al prodotto arrivato a fine ciclo vita, finiscono in buona parte in discarica. In entrambi i casi ci sono cioè problemi di smaltimento e spreco di risorse. Tutto ciò deve poter essere migliorabile.
Qual è quindi il modello di percorso che Mazzucchelli sta seguendo per contribuire a migliorare l’impatto ambientale dei propri prodotti e che potrebbe essere condiviso da altre realtà produttive ?
Una prima direttrice è quella del prodotto. Intanto, diciamo che Mazzucchelli è sempre stata consapevole del tema ambientale, anche quando lo stesso era meno sentito.
Nell’ormai lontano 2011 Mazzucchelli ha lanciato in anteprima mondiale un acetato di cellulosa in cui il plastificante, importante additivo della lavorazione, è di origine vegetale per almeno l’80%, proveniente da fonti rinnovabili; ciò ha contribuito ad innalzare il grado di sostenibilità del prodotto finito limitando l’utilizzo di materiali di origine fossile: era nato il bio-acetato.
Oggi il bio-acetato è in ulteriore sviluppo nella direzione della maggior sostenibilità, con l’obbiettivo, ormai alla portata, di ottenere una sostenibilità al 100%.
Per ottenerlo puntiamo ad aumentare ulteriormente il contenuto bio degli additivi di lavorazione, da fonti rinnovabili, anche tramite collaborazioni mirate con le aziende produttrici; abbiamo inoltre avviato una partnership internazionale che ci consente di avvalerci di un riciclo “chimico” dei nostri scarti, che genera materie prime che non hanno più necessità di derivare dall’estrazione fossile.
Tutto ciò sotto la rigorosa certificazione di enti terzi, in grado di garantire la trasparenza dei processi e di verificare, documentandola, la valutazione del ciclo di vita del nostro prodotto bio.
L’obbiettivo è di migliorare le prestazioni ambientali per le principali categorie di impatto , dall’acidificazione alla eutrofizzazione e impoverimento dell’acqua ; di ridurre la quantità di CO2 equivalente emessa, causa primaria dell’innalzamento delle temperature nel pianeta.
C’è poi la direttrice del processo di produzione. Stiamo reingegnerizzando tutto il nostro processo di produzione, con lo scopo di produrre meno scarti, e quindi di impiegare meno risorse per la stessa quantità di prodotto finito. è una sfida complessa ma interessante, che passa dall’applicazione delle migliori tecnologie oggi disponibili sul mercato alla rigorosa e sistematica analisi dei dati disponibili, ma anche dalla realizzazione di ambienti di lavoro confortevoli e sicuri.
I nostri nuovi edifici sono realizzati in ottica di certificazione Leed Gold, che garantisce un ambiente di lavoro ottimale, dall’utilizzo dei materiali alla progettazione degli spazi, dalla luminosità al benessere ambientale percepito.
La sicurezza sul lavoro deve essere una parte sostanziale del concetto di sostenibilità. Anche questo è un tema di grande attualità nel dibattito sociale: dobbiamo impegnarci tutti per ridurre gli inevitabili rischi connessi alla esecuzione di attività industriali.
Da ultimo, anche i servizi, le così dette utilities, rappresentano un’opportunità di miglioramento. Stiamo ad esempio intervenendo sul tema energia (siamo un’azienda energivora) con interventi orientati ad ottimizzare il recupero dell’energia meno nobile, quella che ad esempio viene normalmente dissipata come calore, che invece può essere utilmente reimpiegata per condizionare gli ambienti di lavoro.
In tutto ciò come percepisce l’attuale contesto normativo? è di supporto alle aziende che intraprendono uno sviluppo come il vostro?
Purtroppo questo è un punto dolente. Nel nostro percorso di sostenibilità abbiamo un progetto che prevede il recupero degli scarti sia nostri che, in prospettiva, dei nostri clienti. Parlo di quegli scarti che non possono essere riciclati a Km zero nel processo, ma che finirebbero per la maggior parte in una discarica controllata.
La partnertship di cui ho accennato, che prevede il riciclo “chimico” degli scarti, con un loro totale riutilizzo nella filiera di produzione tramite riconversione in materie prime vergini , ne richiede la raccolta, la movimentazione , il trattamento, con trasferimento anche oltre i confini nazionali per raggiungere gli impianti preposti. Stiamo operando per poter riqualificare, dopo opportuno trattamento, gli scarti considerati “rifiuto” come “materia prima secondaria”.
La normativa, sia italiana che europea, che regolamenta queste attività è molto complessa, non sempre sufficientemente chiara ed univoca nella sua interpretazione, molto spesso non adeguata ai nuovi profili di attività, e presenta profili di rischio amministrativo e penale importanti. Come spesso si dice, prima arriva la tecnologia, la normativa segue.
Occorrono pertanto tante energie, tanta determinazione e gli esperti giusti per poter raggiungere la meta !
Un’ultima domanda : come finanziate gli investimenti in sostenibilità?
In parte utilizziamo risorse proprie, risultato della gestione o di aumenti di capitale mirati. Abbiamo però anche sottoscritto finanziamenti di medio lungo termine con primari istituti bancari italiani ed europei, con un premio sul costo del finanziamento legato al conseguimento di obbiettivi di sostenibilità condivisi. Una sfida motivante ed interessante!