Sensibilità ecologica
e “comportamenti virtuosi”
Ogni anno in Europa un cittadino genera 4,5 tonnellate di rifiuti di cui circa il 50% viene smaltito in discarica. Sono gli effetti dell’economia lineare il cui processo parte dalla produzione del bene, e attraverso il consumo, arriva allo smaltimento finale.Numeri importanti, non più sostenibili nel lungo periodo, ai quali va contrapposto un “nuovo” modello economico che superi il significato di “terminalità” della materia.
Parliamo di “economia circolare dei rifiuti”, obbiettivo non utopico e che, seppur complesso da raggiungere, prevede la collaborazione di chi fa le leggi, di chi produce, di chi opera per la salvaguardia dell’ambiente, delle società di gestione dei rifiuti, del personale addetto alla raccolta e smaltimento, nonché del cittadino, che deve dimostrare sensibilità e impegno continuo nel seguire un modello di vita e consumi ecosostenibili attraverso comportamenti virtuosi.
Come definito dalla commissione europea una “economia circolare mira a mantenere per un tempo ottimale il valore dei materiali e dell’energia utilizzati nei prodotti nella catena del valore, riducendo al minimo i rifiuti e l’uso delle risorse. Impedendo che si verifichino perdite di valore nei flussi delle materie, questo tipo di economia crea opportunità economiche e vantaggi competitivi su base sostenibile”.
Che fare?
La risposta più semplice ma non banale sarebbe quella di essere capaci di educarci comportamentalmente a una buona gestione del rifiuto, sviluppando sensibilità preventiva nei confronti di tutte le indicazioni date dal gestore, per cui il tema della raccolta differenziata è solo uno degli elementi di successo.
Successo che non può prescindere da conoscenze comuni, senso di responsabilità e comportamenti individuali che, se agiti a livello di collettività, hanno lo scopo di ottenere una consapevole e responsabile sensibilità ecologica, che ci vede attori nell’ affrontare le grandi sfide legate al tema dello “sviluppo sostenibile” del nostro pianeta. Educazione ambientale, soprattutto in futuro, vorrà dire vivere il nuovo “tempo” con mentalità innovativa, trasversale, interdisciplinare e con capacità critica sempre orientata in chiave costruttiva e evolutiva.
Riusciranno gli psicologi ambientali ad incoraggiare comportamenti ecologici?
Non perdiamo la speranza. La crisi ecologica si identifica nell’equilibrio distrutto fra mondo naturale e mondo umano: quanto affermato trova le radici nel fatto che l’uomo sino ad oggi ha affrontato la natura come sfida ambientale e non come dimensione entro la quale integrarsi.
Se non ritorniamo a fare nostro il concetto di “limite”, andremo verso un mondo dove la “perdita di biodiversità” ci porterà lontano da quello sviluppo sostenibile molto lontano dalle migliori condizioni di armonia che porteranno le vecchie generazioni a contrapporsi con le nuove: la capacità di andare incontro ai bisogni delle attuali generazioni non può vedere dimenticati il soddisfacimento dei bisogni delle future.
Modificare lo stile di vita e i nostri comportamenti individuali, partendo da piccole azioni quotidiane, è il percorso auspicato per salvare le nostre città, il nostro ambiente e contribuire a salvare il pianeta dall’emergenza ambientale che sta vivendo.
Non esistono ricette miracolose per modificare i comportamenti individuali: l’agito quotidiano è il frutto di meccanismi complessi, qualche volta incontrollabili e non facilmente modificabili.
Gli psicologi ambientali hanno e avranno sempre più il compito d’intervenire non soltanto sugli aspetti cognitivi del comportamento, ma anche sulla sfera emotiva e motivazionale fondamentale nella “presa di decisione” finale. Presa di decisione che è il risultato della centralità della persona espressione non soltanto della sua componente sociale, ma anche di valori, motivazioni e stile di vita.
Tutti gli ultimi studi in materia hanno evidenziato come i nostri comportamenti sono il frutto di abitudini, con intenzionalità e meccanismi di risparmio cognitivo nulli, perché è fondamentale più lo stile di vita che non il singolo gesto.
Le abitudini evidenziano nella quotidianità i reali comportamenti nemici dell’ambiente, dimensione internamente alla quale è possibile un intervento profittevole degli psicologi solo se in grado di sensibilizzare le persone sulle conseguenze di comportamenti pulsionali negativi, suggerendo ogni possibile elemento di riflessione relativamente le motivazioni che identificano nella condotta routinaria possibili atteggiamenti anti ecologici. Le stesse motivazioni palesano valori di autocentratura o eterocentratura, i secondi a vantaggio di quella sensibilità ecologica orientata al sostegno del cambiamento globale.
Se è pur vero che può essere la psicologia ad incoraggiare comportamenti ecologici responsabili, è altrettanto vero che i cittadini hanno un ruolo decisivo nell’agirli supportando così le scelte politiche effettuate dal gestore e dall’amministrazione a sostegno di tutte quelle nuove sensibilità rispondenti a molte loro aspettative.
Una teoria molto interessante è quella del “Nudge” che armonizza comportamenti responsabili con le scelte di orientamento e di governo e che potrebbe trovare applicazione in questo ambito. Il “Nudge” letteralmente “spinta gentile” è uno strumento, prima della psicologia e poi dell’economia comportamentale, che orienta il comportamento delle persone in modo prevedibile verso “il meglio”, senza alcuna restrizione della libertà personale.
I punti di forza dei Nudge, sostenuti da un significativo processo comunicativo, lasciano spazio alla libera adesione, dove la libertà d’azione è fondamentale così come l’agito comportamentale, nel basso costo, nell’aumento della consapevolezza (importanza del comportamento individuale), nei benefici crescenti nel tempo, nell’ascolto, nella collaborazione, nella gentilezza.
È possibile che sia questo lo strumento certamente utile per orientare, senza imposizione alcuna, il cittadino verso azioni virtuose ipotizzate da chi lo progetta.
L’integrazione tra teoria economica e psicologia è la base del modello che permette di definire i costi e i benefici dei comportamenti che la seconda permette di studiare e capire.